A proposito della circolare Valditara alle scuole sul 9 novembre

People’s Memory Project
3 min readDec 21, 2022

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Marc Chagall, “Rivoluzione” (1937)

Il ministro Valditara lo scorso 9 novembre, anniversario del crollo del muro di Berlino e contestuale “giorno della libertà” istituito nel 2005, ha mandato una circolare alle scuole in cui in realtà ha parlato di tutto tranne che di quell’evento. In che senso?

1. Come già su altri temi di memoria, questa maggioranza prova a spostare a destra un discorso istituzionale che aveva già fatte sue una serie di premesse proprie della cultura liberalconservatrice e post-fascista. In questo caso usa una data già ambigua del calendario civile per emettere invece un giudizio tout court sul comunismo come ideologia e la sua storia, unendo stereotipi della retorica di destra a quelli liberali — la tirannia come unico esito possibile delle rivoluzioni e del pensiero utopico.

2. Storicizzare il comunismo — come qualsiasi fenomeno politico — significherebbe restituirgli la complessità che gli fu propria in una storia plurisecolare iniziata prima di Marx e proseguita dopo, con alterne vicende ed esiti differenti, ognuno di essi non iscritto nelle premesse.

3. Edgard Morin ha descritto la storia del comunismo come “una mostruosa avventura per cambiare il mondo”, tenendo così insieme i due caratteri che ebbe la sua esperienza concreta — un assolutismo collettivista autoritario e un processo di emancipazione e progresso sociale.

4. Il socialismo come corrente di pensiero e movimento politico nacque dalla convergenza delle secolari correnti messianiche e illuministiche che volevano modificare gli assetti sociali iniqui tramite la rottura rivoluzionaria, avendo nel ’93 giacobino e nelle rivoluzioni dell’800 la sua gestazione e formazione. Con l’Ottobre sovietico del ’17 cambiò tutto e si diramarono diversi movimenti che ne determinarono le principali forme storiche: la rivoluzione sociale, il regime politico, l’anticolonialismo e la socialdemocrazia — a loro volta con caratteri diversi e spesso compresenti. Poi venne la rivoluzione cinese, il cui impatto globale in Europa è ancora profondamente ignorato, e quella cubana, che fu centrale per i movimenti di liberazione nel mondo coloniale. Ma l’Ottobre fu sicuramente il cuore di questa cesura storica mondiale.

5. Un bilancio storico dell’esperienza del comunismo e dei movimenti rivoluzionari egualitari non può che portare a dire che, ammettendo criticamente le torsioni autoritarie e gli errori ingiustificabili, senza di essi il mondo sarebbe stato più ingiusto e non più libero.

6. Predicare una didattica della storia basata su giudizi morali e fondata su presunte “top 10 degli orrori” non è una buona idea: che dire delle liberaldemocrazie che governarono brutalmente imperi coloniali o di religioni che nei millenni hanno fatto più morti di quante anime abbiano salvato? Che dire di movimenti fascisti che si sono concretizzati storicamente per quello che promettevano di essere — regimi gerarchici, assolutisti, diseguali e razzisti -, sconfitti anche grazie a movimenti comunisti di massa come in URSS, Cina, Jugoslavia, Grecia e Italia?

7. Valditara, come Meloni e La Russa, concilia il discorso storico della destra post-fascista con i capisaldi di quello conservatore e liberista. Premessa di una posizione riduzionista verso il fascismo o di una sua semplificazione secondo la nota definizione che Mussolini stesso diede del suo movimento come “anti-89” (il fascismo come reazione alla “teppa rossa”). Fa specie da questo punto di vista, come ha notato lo storico Enzo Traverso, il silenzio del ministro in occasione dell’anniversario della marcia su Roma.

8. In chiusura della circolare non poteva mancare l’abuso storico a fini di politica contemporanea: il comunismo è ridotto a equivalente della tradizionale politica di potenza della Russia — e della Cina -, minaccia allo stile di vita europeo e occidentale.

9. In conclusione, un ministro dell’Istruzione dovrebbe favorire la riflessione critica anzitutto sulla propria storia nazionale favorendo la riemersione dei rimossi — colonialismo, stragismo, strategia della tensione — e invitando ad affrontare la storia mondiale in termini dialettici e di complessità, non imponendo una didattica storica moralista, ambigua e che non rispetta il metodo storiografico. Da qui passa anche il superamento della pregiudiziale anti-rivoluzionaria che condiziona la rilettura del passato europeo e globale, così come le speranze per il futuro.

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