Dhakira West Bank Project #0 — ذاكرة.

People’s Memory Project
3 min readDec 21, 2022

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Foto di Zucco, Cisgiordania dicembre 2017

Sono passati quattro anni dall’ultima volta che con Dhakira Project — Progetto Memoria siamo stati in Palestina. Era il periodo tra dicembre 2018 e gennaio 2019, dopo una tappa prima e dopo in Cisgiordania avevamo concentrato il nostro lavoro nella Striscia di Gaza, con la popolazione gazawa e in particolare quella più giovane rappresentata dagli studenti della Al-Quds University.

Ora torniamo in Palestina, in Cisgiordania/West Bank, assieme al progetto di sport popolare e solidale West Climbing Bank — WCB, con cui alcun* di noi erano già scesi nel 2017/18 con base al Centro Laylac del campo di Deisheh (Betlemme); attraverso l’arrampicata, WCB costruisce un ponte con le comunità palestinesi sotto occupazione per rompere la narrazione complice con Israele e interporsi fisicamente — con corde, chiodi da parete e i propri corpi — all’aggressione coloniale sionista verso le terre palestinesi.

E noi? Chiediamo un “passaggio” a WCB — che invitiamo a sostenere — per riprendere il filo di quella narrazione e ricostruzione storica fatta in prima persona da* palestinesi, consapevoli della frammentazione e spesso separazione fisica, di immaginario, cultura e memoria che rappresenta il frutto avvelenato di questi 75 anni di occupazione, guerra, annientamento politico-culturale, apartheid — e anche l’opposizione a questo processo è parte della resistenza. Se Gaza vive infatti una memoria assediata in un territorio compatto, chiuso, separato dal resto della Palestina storica e della diaspora, la Cisgiordania rappresenta un vero e proprio arcipelago, che nei desiderata israeliani dovrebbe andare a comporsi come erano i bantustan nel Sudafrica segregazionista. C’è una interruzione costante di strade, città, campi, territori, sottoposti a controllo militare dove l’identità de* palestinesi è costantemente negata o diffidata. In questo, la memoria palestinese o comunque le memorie e gli archivi storici — fisici e orali — alternativi a quello ufficiale, imposto, coloniale non hanno diritto di esistenza.

I primi a subire tutto questo sono le generazioni più giovani, intrappolate in un eterno presente di oppressione e resistenza, in cui ciò che c’era prima è percepito come lontanissimo, alla stessa distanza del mito e come tale deformato, incapace di mappare storicamente la lunga marcia della on-going Nakba — e riuscire a indicare non solo come fuoriuscirne, ma anche come immaginare il futuro. Ciò che manca dalla cosiddetta “generazione Oslo” (i nati dopo il ’93, successivi agli omonimi accordi che hanno di fatto legittimato spartizione del potere ed esproprio dei Territori occupati) in poi è proprio l’opzione della Liberazione, radicata in una prospettiva storica, consapevole politicamente, capace di poter avviare un processo di emancipazione collettiva. Benintenso, tutto questo è il risultato di un tradimento e di tragici errori, che hanno anzitutto accettato di archiviare la memoria storica palestinese e del Medio Oriente pre-coloniale e, soprattutto, la possibilità di un futuro post-coloniale.

Mourid Barghouti, scrittore e poeta palestinese in esilio dal 1948, nel suo libro Ho visto Ramallah, racconta questo aggrapparsi a ricordi e immagini della Palestina libera — o comunque libera da Israele — , come una memoria che progressivamente scompare e si fa sempre più fragile, manchevole, dilaniata. E’ la storia di una assenza drammatica, fisica e mentale. Scrive a un certo punto:

Il mio rapporto con i luoghi è, in realtà, un rapporto con il tempo. Vivo brandelli di tempo, alcuni dei quali sono ormai perduti, altri che prosseggo per un po’ e poi perdo di nuovo. Mi sento sempre senza un luogo. […] I luoghi a cui desideriamo fare ritorno sono, in realtà, sprazzi di tempo, ma è per i luoghi che si combatte. La storia si fa per i luoghi.

Consapevoli che ci accingiamo a partire al termine di un anno durissimo per la popolazione palestinese — si tratta infatti dell’anno con più civili uccisi dal 2005, e cioè dalla fine della seconda Intifada — seguiremo questa indicazione nel nostro incontro la storia e le storie della Palestina occupata.

Foto di Zucco, Cisgiordania gennaio 2018

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